Idrovore – foto di Maria Gabriella Villani
Appuntamento: Via fosso del Dragoncello 171
Una visita di sicuro interesse per la comprensione delle dinamiche e delle trasformazioni che ha subito questo territorio negli ultimi 150 anni di storia.
Grazie a questo impianto sono rese abitabili vaste aree del Litorale Romano. Infatti le idrovore realizzate ai primi del 900 permettono alle acque dei canali che sono sotto il livello del mare di raggiungere il mare. Potenti pompe sollevano l’acqua e la portano ad un livello di poco al di sopra di quello del mare per consentirne il deflusso e quindi contribuire insieme al reticolo dei canali a liberare questi territori dall’acqua. Alla fine del 1800 il litorale romano era caratterizzato da stagni ed acquitrini e dunque non era possibile lo sfruttamento agricolo o edilizio, ed era compromessa la salute dei suoi abitanti afflitti da secolari problemi legati alla malaria.
Gran parte dell’agro romano era immerso in una palude: migliaia di ettari invasi da acque stagnanti, abitati da pochi disperati. La foce del Tevere si apriva in un delta palustre e deserto. Solo con l’unità d’Italia e la conquista di Roma nel 1870, la bonifica dell’agro romano raggiunse le aule parlamentari. Lo Stato italiano cominciò ad affrontare il problema nel 1878, quando venne approvata la legge per il miglioramento igienico di Roma e la bonifica delle aree di Ostia e Maccarese. Poi nel 1884, sotto la spinta del deputato socialista Andrea Costa, quell’impegno diventò un lavoro.
Il 4 novembre 1884 partirono in 500 da Ravenna, su un treno speciale, salutati alla stazione da una città intera, col sindaco, l’intera giunta e la banda. Erano divisi in 50 squadre da dieci uomini, gli «scariolanti»: ogni squadra era affiancata da una donna, alfabetizzata, che doveva cucinare e occuparsi del gruppo e scrivere le lettere a casa. Ma il loro arrivo nel Lazio non sarà altrettanto glorioso. Il treno arrivò direttamente a Fiumicino.
A cura dell’Associazione Cyberia in rete.